Riguardo all'etica dello screening prenatale si sono spese tante parole su tutti i fronti: sociale, religioso, scientifico e umano.
Ogni fazione ha la sua interpretazione: la scienza non vorrebbe limiti, la religione vuole limitare tutto ciò che non è casuale, la società è a favore o contro a seconda dei costi e dei ritorni finanziari, gli umanisti si appellano ad un comportamento “Etico” che è un mix di tutto quanto sopra.
In mezzo a questo caos di ideologie lo screening da il suo risultato sicuro quasi al 100% e poi la responsabilità passa ai genitori i quali in funzione dei loro sentimenti del momento decidono se permettere al feto di diventare un essere umano oppure no e quindi pianificarne l'aborto.
Il problema vero è però la disponibilità della coppia ad accettare o no un individuo affetto da una anomalia genetica con tutti i suoi limiti e oneri più o meno importanti.
Questi limiti vengono interpretati nell'immaginario collettivo, come una sofferenza e una qualità di vita inferiore alla norma, come una emarginazione sociale, oltre ad un maggiore impegno nella gestione di queste persone.
Noi non prenderemo posizione su questo argomento altrimenti diventeremmo una ulteriore fazione con la propria interpretazione e oltretutto di parte.
Vogliamo però evidenziare che nella realtà, questi individui amano la vita e sanno goderne forse più di una persona normale, dato che conoscono bene i loro limiti e non li valicano in continuazione accumulando stress, come fanno le persone normali.
Inoltre la medicina e i livelli di assistenza sociale attuali, li aiutano notevolmente nelle loro problematiche innalzando quindi la loro qualità di vita e anche la durata della loro vita.
Sono di animo gentile, socievoli, molti di loro hanno delle qualità ragguardevoli che li portano a voler essere indipendenti, ad avere un lavoro, ad avere una famiglia, con tutte le responsabilità che queste ultime scelte comportano.
Eticamente parlando possono vivere una vita degna di essere vissuta.